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In-depth analysis

Astrofisica, 2001 - Jack Van Impe e Rexella Van Impe della Jack Van Impe Ministries, Rochester Hills, Michigan, per la scoperta che i buchi neri hanno tutti i requisiti tecnici per essere la sede dell'Inferno.

L'Universo non è in 3 dimensioni bensì (almeno) in 4. La quarta è il tempo, per questo si parla di spazio-tempo. Un corpo deforma lo spazio-tempo come una boccia deforma un telo elastico: maggiore sarà la massa della boccia e più grande e più ripido sarà l'avvallamento creato. Se io faccio scorrere sul telo delle biglie (oggetti con masse minori), queste tenderanno a cadere negli avvallamenti creati dalle bocce, a meno che la loro velocità non sia tale da farli sfuggire all'avvallamento.

Cosa è un buco nero?

Una stella è una palla di gas caldo che tende ad espandersi (per reazioni nucleari) ma che rimane in equilibrio grazie alla gravità che tende a comprimerla. Quando in una stella a fine vita la gravità ha il sopravvento, la stella collassa. Se è una stella abbastanza grande il collasso è inarrestabile e il risultato un punto estremamente denso. L'avvallamento creato nello spazio-tempo sarà dunque estremamente profondo e ripido, tanto da risucchiare ogni altra “biglia” presente nelle vicinanze. Anche se le biglie viaggiassero velocissime (alla velocità della luce) non riuscirebbero a sfuggire.

Dato che nemmeno la luce può sfuggire a questa attrazione, noi non possiamo vedere cosa genera questa attrazione: da qui il nome buco nero.

Il punto di non ritorno, superato il quale si è destinati a cadere nel buco nero a prescindere dalla nostra velocità, è detto orizzonte degli eventi.

Cosa succede quando lo superiamo?

Ce lo spiega Gabriele Ghisellini, ricercatore dell'Osservatorio INAF di Milano-Brera.

La forza di gravità dipende dalla distanza. Immaginiamo di stare cadendo di testa, attratti dal buco nero, e di essergli vicino, ma ancora al di fuori del "raggio di non ritorno". Succede allora una cosa molto molto spiacevole... La nostra testa sarebbe più vicina al buco nero di quanto lo siano i nostri piedi. Quindi la testa sarebbe "tirata" di più dei nostri piedi dalla forza di gravità.

La sensazione risultante sarebbe quella di essere stirati. Ad un certo punto lo stiramento si fa così grande che vince sui legami tra le molecole: il nostro corpo si spezza in due. E ben presto la stessa cosa succede alle due metà, anche loro sono stirate così tanto che si spezzano, e così via. Contemporaneamente, la forza di gravità diretta verso il centro del buco nero comprimerebbe il nostro corpo. La sensazione risultante sarebbe quella di essere schiacciati, come il dentifricio che esce dal tubetto...
Alla fine, saremmo convertiti in una lunga fila indiana di atomi staccati tra loro, in caduta libera verso il centro del buco nero, come una fila di spaghetti. Ed è per questo che il vero nome scientifico di questo processo di stiramento e di di schiacciamento è proprio spaghettification. Un nome, una garanzia. 

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